Per i comuni con ‘specifiche previsioni’ tornano le multe per sosta sulle strisce blu protratta oltre l’orario.
Gli obblighi – Le dichiarazioni governative hanno trovato una calorosa accoglienza tra i consumatori che quindi si sono visti riconosciuti un diritto fino a quel momento clamorosamente calpestato. Il Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture, sul punto, spiegava infatti che, per quel che concerne la sosta, l’automobilista è esclusivamente obbligato ha indicare in maniera chiara e incontrovertibile l’orario di inizio della sosta, ciò in base all’articolo 157, comma 6, del Codice della strada. Un obbligo che, ove sia presente un dispositivo di controllo della durata della sosta, si aggiungeva a quello di mettere in funzione quest’ultimo dispositivo. Fin qui era apparso tutto fin troppo chiaro. Un respiro di sollievo era stato tirato dai consumatori che non avrebbero più dovuto preoccuparsi per i dieci minuti di ritardo impiegati per arrivare al proprio parcheggio sulle strisce blu. Purtroppo però nel nostro Paese le certezze, lì dove ne appaia anche solo un barlume, non sono destinate a rimanere tali. Così, come abbiamo annunciato, le multe per sosta protratta sulle strisce blu sono tornate, nonostante tutto il gran da fare e le belle parole dei rappresentanti di governo.
Tornano le multe – È dunque proprio il caso di dirlo, a volte ritornano! Così quelle multe tanto contestate e ritenute infondate anche dal ministro competente, sono riaffiorate perché ai comuni non era per niente piaciuta questa uscita di testa governativa. Il primo a scagliarsi contro la decisione esposta da Lupi è stato infatti Piero Fassino, sindaco di Torino e presidente dell’Anci. Proprio in seguito all’incontro tra i due, al quale ha preso parte anche il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, si è giunti alla conclusione che, solo nei comuni che hanno adottato una “specifica previsione”, può essere comminata la multa per coloro che parcheggiano nelle zone a strisce blu per un tempo superiore a quello per il quale si è pagato. In sostanza è stata fatta una clamorosa marcia indietro del governo, col beneplacito dei comuni che, tramite Fassino, ritenevano ingestibile la situazione illustrata originariamente da Lupi. La soluzione alla quale si è giunti, nonostante venga meno alle dichiarazioni dello stesso ministro in merito al principio generale che “i cittadini rispettano le leggi e anche gli amministratori devono farlo e non possono interpretarle”, il punto fermo è che “le multe non possono essere usate come tassazione indiretta sulla pelle dei cittadini”, ha trovato pieno accoglimento tra le frange dei sindaci aderenti all’Ance che, a ben vedere, non attendevano altro. Il sindaco di Torino ha infatti sottolineato che “il tema della sosta è una competenza dei Comuni, che regolano le modalità e le sanzioni sulla base di propri atti deliberativi. Un risultato che fa chiarezza e consente ai Comuni di operare nella chiarezza ed esercitando i propri poteri” fugando “qualsiasi ombra sulla legittimità e sulla correttezza dei Comuni”. E ciò con buona pace dei consumatori/contribuenti/automobilisti.
Capitolo autovelox – L’incontro tra i ministri Lupi e Alfano e il presidente dell’Ance ha portato a discutere anche su un altro punto molto importante per quel che concerne le sanzioni in ambito automobilistico. Nello specifico, è stato esposto il tema “dei dissuasori di velocità – comunemente definiti autovelobox”, sottolineando che “appare evidente che possano essere installati e operativi soltanto dissuasori dotati di effettivi dispositivi di controllo”.